Siamo di ritorno da un turno di lavoro in un convento in Italia che ci ha chiamati, come sempre, per il tramite del “passaparola” di confratelli e consorelle della Terrasanta.
Nel Convento risiede il Commissario generale di Terrasanta per l’Italia settentrionale, padre Francesco Ielpo, anche grande e simpaticissima guida per chi si “avventura” nei territori della Custodia di Terrasanta.
Il luogo è in P. Sant’Angelo a Milano, dove c’è la fontana con S. Francesco che “colloquia con l’acqua”.
Il nostro gruppo era formato da quattro membri della Gelmini più un simpatizzante a cui si sono aggiunti due volontari occasionali, sempre amici nostri, che, alternandosi, hanno reso stabile il numero di sei persone al lavoro nel convento.
Siamo tutti partiti con il desiderio non solo di fare ciò che serviva qui, ma soprattutto di ripetere in Italia la bellissima esperienza dell’ ”ora et labora” che viviamo in Terrasanta.
I nostri frati, assecondando questo intendimento, ci hanno invitato alla S. Messa ed alla recita, con loro, di Mattutino, Lodi e Vespro. Ma soprattutto ci hanno ospitato nel loro refettorio, così che la nostra compagnia è stata completamente inserita nella comunità dei sei frati stabili, più un settimo, addirittura vescovo della Somalia e del Kenia, di passaggio in Italia.
Questa convivenza ci ha aperto il cuore, perché ha regalato una convivialità quasi cameratesca fra noi e i frati, tanto che ci è rincresciuto molto doverci lasciare così presto; ma il lavoro si è concluso completamente al termine della terza giornata: abbiamo imbiancato la cappella del Convento, il salone San Bernardino teatro di incontri affollati e importanti, vari spazi intorno, che fanno anche da contorno al meraviglioso chiostro, ombreggiato e ornato di pianticelle e alberi assolutamente fantastici…, luogo ben sfruttato nei brevi momenti di ritrovo pomeridiano e serale, al fresco e in ombra: sì perché la Provvidenza ha voluto che, immediatamente prima dell’inizio del nostro lavoro, si scatenasse una serie di temporali e piogge che hanno abbattuto la canicola dei giorni precedenti, cosicché la località era Milano, ma il clima era quello delle colline della Brianza.
Dal punto di vista logistico, eravamo in camere singole, spaziose e pulitissime; la cucina era variatissima e molto curata: altro che “quel che passa il convento!”, come ci aveva anticipato fra’ Ielpo! E i frati hanno voluto da subito conoscerci e presentarsi facendoci sentire in famiglia, senza mai accettare che li aiutassimo nei lavori domestici; eravamo trattati da ospiti di riguardo, invece che da semplici operai nella “vigna” del Padrone.
Anche questo ha sicuramente favorito la rapidità del lavoro, perché abbiamo potuto interamente dedicarci alla nostra opera, facilitata e accelerata da un affiatamento veramente miracoloso e costante in tutto il nostro gruppo, frutto soprattutto di uno sguardo al Signore Gesù che unisce e dà pace vera.
Fra’ Luciano ci ha allietato con il “suo amaro al lauro della casa”.
Fra’ Libero, poi, ci ha regalato una visita guidata alla bellissima Chiesa di Sant’Angelo, chiesa rinascimentale che conserva tuttora i tratti della sua epoca ed è veramente maestosa e luminosa, pur se sobria nelle sue linee, arricchita da una grande quantità di cappelle che sono state decorate dai migliori artisti dell’arte lombarda. Fra’ Ielpo ci ha condotto anche dal direttore dell’Associazione pro Terra Sancta, Tommy, memor Domini, che ci ha spiegato come e per chi opera; essa è collocata al secondo piano del convento.
Come “chicca” un pensiero importante: fra’ Ielpo, durante una S. Messa, ci ha domandato a bruciapelo se davvero S. Pietro avesse poca fede, dal momento che ha accettato di camminare sull’acqua nella notte di tempesta, mostrando una volontà ferrea di seguire in tutto e per tutto il Suo Maestro, al punto di buttarsi in imprese “impossibili”….: “noi avremmo fatto altrettanto in quelle condizioni?”.
Inoltre siamo capitati nel primo mercoledì del mese, quando l’intera comunità prega sempre per la Terrasanta e, per provvidenziale combinazione, in concomitanza con il grave disastro capitato a Beirut.
Anche in questa occasione abbiamo sperimentato che, per la nostra opera, anziché ricevere riconoscenza, che abbiamo comunque abbondantemente ottenuto, siamo noi a dover ringraziare per i doni che il Signore…, e chi ci fa incontrare nel Suo nome, ci elargiscono.
Emilio
Da “Generare tracce nella storia del mondo” pag 55… Cristo risorto si stringe così attorno a noi: questa compagnia è proprio Cristo presente. Essa è Cristo nella sua realtà umana, è il corpo di Cristo che si rende presente, tanto lo si tocca, lo si vede, Lo si sente…. Ecco, dopo l’esperienza di questi giorni vissuti insieme a te e agli altri amici a Milano a lavorare nel convento dei frati francescani e ai frati stessi, mi sento di esprimere tutta la mia gratitudine per il riverbero della Sua presenza che, attraverso questa compagnia semplice premurosa e attiva, il mio cuore ha percepito. Ringrazio tutti anche per l’accoglienza fatta al mio amico Giancarlo che ieri sera durante il nostro rientro a casa mi ha espresso tutta la sua gioia per la giornata trascorsa con noi. Ciao a risentirci e, speriamo, di rivederci presto. Claudio Frigerio