Giovedi e venerdi della scorsa settimana (23 e 24 luglio) siamo ritornati (Ivano, Paolo e Teresa) dalle Suore di Betlemme di Camporeggiano per concludere il lavoro della scala esterna della chiesa iniziato nel precedente turno.
L’accoglienza è stata calorosissima. Avevano preparato per noi una delle due casette di legno immerse nel verde vicino alla loro casa. Portavamo con noi lenzuola ed asciugamani per non appesantire il loro lavoro, ma ci avevano già preparato anche i letti.
Suor Silvia aveva fatto preparare le assi della scala che dovevano essere sostituite quindi gli uomini hanno iniziato subito il lavoro. Teresa ha piegato biancheria, stirato e cucito sempre in compagnia di qualche suora. A turno, tutte, riconoscendo le nostre voci, sono venute a salutarci, felici di rivederci. Caridad ci ha preparato tutti i pasti, eccellenti, che abbiamo consumato nella “nostra casetta”.
Quando, durante il lavoro del pomeriggio, le suore hanno iniziato a cantare i vespri, abbiamo cercato di farlo più silenziosamente possibile. Ad un certo punto è uscita la superiora chiedendo se la loro presenza disturbava, nel qual caso avrebbero sospeso la preghiera, perché in quel momento la cosa prioritaria era il nostro lavoro! Questa attenzione ci ha totalmente spiazzati, mai avremmo pensato di essere noi a potere essere disturbati da loro! Le abbiamo detto che il lavoro, accompagnato dai loro canti, era molto più bello e gustoso e denso di significato.
La sera è venuta a trovarci suor Liesse Mirjà, per sapere come stavamo, per stare con noi a conversare. E’ stato uno dialogo bellissimo. Abbiamo percepito con chiarezza che il provenire da storie e luoghi diversi, con formazione e sensibilità diverse, non costituisce un ostacolo o una obiezione al cammino di fede di ciascuno ma anzi è una grande ricchezza per tutti. Abbiamo fatto esperienza di cosa sia la Comunione. L’unica condizione è la ricerca sincera della Verità. Se viviamo nella sincera ricerca della Verità non possiamo non ritrovarci nello stesso cammino.
Ripetutamente le suore ci hanno ridetto che non avevano mai incontrato volontari come noi, amici. Prima della partenza, per salutarci, ci hanno invitato nel salottino del negozio per mangiare insieme la torta, preparata da suor Jeanne e decorata da suor Caridad col solito GRAZIE di cioccolato. Si capiva chiaramente che ci tenevano moltissimo a quel momento di festa che quasi non ci lasciavano partire. Ci hanno fatti sentire al centro della loro attenzione, chiedendoci dei nosti figli e nipoti, volendo vedere le loro foto, interessandosi a tutto di noi. Abbiamo condiviso con loro le esperienze più significative delle nostre vite, i “miracoli” accaduti.
Nel convento ci sono molti lavori che possono fare le donne. L’ospitalità che loro fanno comporta il lavare e stirare biancheria, asciugamani, tovaglie, pulizia dei locali, aiuto in cucina. Questi lavori li svolgono le suore stesse, soprattutto quelle dedicate all’accoglienza. Non hanno personale che le aiuta in questo.
Altra necessità evidenziata è un aiuto nel cucito, per le riparazioni dei loro abiti, dei veli, della biancheria. Le suore incaricate di questo sono state trasferite in altri conventi e quelle rimaste hanno dovuto arrangiarsi alla meglio per imparare.
Abbiamo verificato che andare lì, anche per brevi periodi, è di aiuto. Per loro e per noi. E’ sicuramente iniziata una grande, reciproca amicizia.